Luigi Mainolfi / Mainolfi





Mainolfi è il titolo della mostra dell’artista Luigi Mainolfi che si inaugura a Salerno
venerdì 20 maggio alle ore 19.00, presso la Chiesa dell’Addolorata (Complesso di Santa Sofia)
a cura di Antonio d’Avossa

La mostra, ideata e progettata da Paola Verrengia, si avvale della collaborazione della Fondazione Filiberto Menna e del contributo del Comune di Salerno e della Provincia di Salerno.

Luigi Mainolfi (Rotondi Valle Caudina (Avellino), 1948. Vive e lavora a Torino) è tra i più significativi esponenti della scultura contemporanea internazionale.
Gli anni Settanta, che coincidono con il suo trasferimento a Torino, lo vedono protagonista di azioni e performance in cui è di scena il proprio corpo, realizzato con calchi in gesso e cera. Da una riflessione sull’identità e sui cambiamenti inflitti dal tempo, segue una ricerca completamente dedicata ai materiali che mette in luce l’intenso rapporto che Mainolfi instaura con essi. Terracotta, gesso, legno, tufo, acqua, ferro, bronzo, diventano gli interlocutori privilegiati dell’artista-demiurgo, in un “corpo a corpo” con la natura tutto rivolto a rinnovare le forme della scultura. «I materiali sono spesso quelli che da sempre accompagnano l’uomo dalla caverna ai giorni nostri – spiega l’artista –. Molti si trovano in natura, quelli che hanno un interno, un’anima e un corpo. Amo modellare la terra e scavare la pietra. Ogni soggetto richiede il proprio materiale. Mi piace la forza del fuoco (la montagna del vulcano), il volo e la vastità dei deserti (la luce), il colore e il volume dell’universo. L’acqua e il vento sono i miei maestri preferiti e mi piace perdermi nella forma dei miei giochi, nella mia mente e nelle mie mani».

Negli anni Ottanta Mainolfi infittisce il gioco e la manipolazione dei/sui materiali: è del 1980 la Campana - una delle sue opere più note – destinata ad accogliere colore, graffiti e scrittura. Gli anni Novanta lo consacrano quale artefice di mondi incantati, grazie a soggetti mitici e alla poesia che ammanta le sue opere, quali il Trionfo (Orco), il Tempio, Scarabocchi, Piramidi (Scala), Città (Sfera).

Numerose le mostre personali e le rassegne internazionali a cui ha partecipato: la Biennale di San Paolo del Brasile (1981), la Biennale di Venezia (1982, 1986, 1990), la Biennale di Parigi e Documenta 7 Kassel (1982), la Biennale Internazionale di Scultura di Carrara (2002). Nel 1987 vince in Giappone il Superior Prix al 5th Henry Moore G.P.
Nel 2001 è stato scelto come rappresentante dell’arte italiana in Giappone, approdando così al Museo d’Arte Contemporanea di Sapporo.

A Salerno, nello spazio espositivo della Chiesa dell’Addolorata, vengono presentate una serie di opere storiche di grandi dimensioni e di forte impatto emotivo: Nacchere (del Sole) (1988), Colonna Indecisa (1996), Scala tamburo (2000), Sfera grande (2005).
Nozze di Sole e Salerno è il nuovo lavoro, progettato ad hoc e presentato per la prima volta in questa cornice, «un’opera che consiste nell’abbraccio luminoso e produttivo di due forme sferiche e raggiate, che si dispongono al saluto di rito dell’intera esposizione e che tracciano il profilo del carattere solare di queste terre» (A. d’Avossa, 2005).

Catalogo edito da Edizioni Menabò (Salerno), con presentazione di Antonio d’Avossa ed intervista di Angelo Trimarco La mostra sarà visitabile nella Chiesa dell’Addolorata (Complesso di Santa Sofia) – Largo Plebiscito, tutti i giorni sino al 9 giugno 2005, escluso il lunedì mattina: 10.00/13.00 – 17.00/21.00.

Sabato 21 maggio alle ore 18.30 si terrà presso la Chiesa dell’Addolorata un incontro con l’artista, intitolato La forma e la materia, promosso dalla Fondazione Filiberto Menna e dal Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Salerno. Introduce il prof. Giuseppe Cantillo. Interverranno: il prof. Antonio d’Avossa, il prof. Giuseppe Di Giacomo ed il prof. Angelo Trimarco. Presiede la prof.ssa Pina De Luca.

Nel corso dell’incontro sarà presentato il video “Nozze di Sole e Salerno” di Maria Rosaria Mari.

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